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Per Aspera Ad Veritatem n.15
Segreto di Stato o trasparenza. Equilibri della segretezza nella nuova era dell'informazione

David BICKFORD




Il segreto di Stato, così come la sovranità nazionale, attraversa una fase di radicale mutamento che scaturisce dai nuovi sviluppi nelle comunicazioni, nel commercio e nell'accesso alle informazioni in tempo reale che toccano l'intera comunità internazionale. La nuova era dell'informazione.
Durante i conflitti mondiali la tutela del segreto di Stato nella sua globalità era considerata tanto fondamentale da essere garantita, anche nelle democrazie, finanche con il sacrificio dei diritti fondamentali, ivi compresa la vita umana sia degli alleati che dei nemici.
Scarsi sono stati i cambiamenti durante la Guerra Fredda, se si fa eccezione per l'introduzione da parte delle democrazie di alcuni elementi di equilibrio nell'ambito della tutela dei segreti. Verso la fine della Guerra Fredda, uno di questi, la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo ha fissato i principi necessari al fine di bilanciare le esigenze di segretezza con il rispetto del diritto dell'individuo all'informazione.
Tali principi sono stati sanciti a seguito di alcuni casi emblematici: Lender vs. Svezia, Hewitt e Harman vs. Gran Bretagna, K. vs. Francia, e Ludi vs. Svizzera.
In sostanza, veniva riconosciuta agli Stati una esigenza di segretezza al fine di tutelare la sicurezza nazionale ed il benessere economico, fermo restando tuttavia che la segretezza e l'atto che la autorizza devono essere proporzionati alle esigenze di difesa dello Stato.
La nuova era dell'informazione è strettamente legata all'internazionalizzazione. Coloro che hanno accesso ad un computer possono facilmente scambiare informazioni in tutto il mondo. I commerci si svolgono liberamente all'interno della comunità internazionale, con gli unici limiti imposti dalla legislazione e dai regolamenti nazionali.
Questi, tuttavia, spesso non sono efficaci a causa del carattere internazionale delle transazioni effettuate. Ad esempio, l'OECD prevede che le transazioni commerciali su Internet aumenteranno del 200% entro l'anno 2000 per raggiungere i 40 milioni di dollari annui.
Non esistono regolamenti internazionali relativi a tale commercio, né esiste alcuna capacità effettiva di valutare o raccogliere tasse sui proventi che ne derivano.
La comunicazione via Internet aumenta in modo esponenziale. Le comunicazioni, commerciali o private, possono essere criptate e gli Stati non si sono ancora accordati sul come decrittare internazionalmente queste comunicazioni senza spendere i fondi delle agenzie governative come la NSA e il GCHQ.
Da questo proliferare di informazioni nasce la spinta alla competizione internazionale
I vantaggi del commercio via Internet sono pari a quelli derivanti dallo scambio delle informazioni. Società che commerciano in Paesi a loro poco noti, possono ora disporre di informazioni dettagliate in tempo reale sui locali siti Web pubblici.
Attualmente, informazioni personali particolareggiate sono disponibili tramite siti personali o e-mail. Ex-dipendenti statali, inclusi funzionari dell'intelligence e delle forze dell'ordine, offrono i loro servigi per ottenere e fornire informazioni sui loro e su altri Paesi e su imprese commerciali.
I privati fanno altrettanto. Il ritorno economico è proporzionato e si somma alla spinta alla competitività aumentando così la disponibilità e la accuratezza di tali informazioni.
Questa esplosione di scambi e di disponibilità di informazioni sta già compromettendo la tutela della segretezza da parte degli Stati. Poiché questi non sono in grado né di regolare, né di controllare tale esplosione, questa continuerà a violare la segretezza con effetti progressivamente più ampi e più profondi. Inoltre, i costi per proteggere la segretezza in tale contesto sono ormai proibitivi.
Questa esplosione arriva al cuore della sovranità degli Stati. E quando gli Stati percepiscono l'indebolimento del controllo sulla propria sovranità, saranno tentati nella loro risposta alla richiesta di protezione della segretezza di spingersi fino a limiti estremi di accettabilità.
Contestualmente a questo fenomeno in costante sviluppo, ne emerge un altro. In passato, le minacce contro gli Stati erano facilmente identificabili sia fisicamente che geograficamente. Attualmente, le minacce sono fluide, transitorie, internazionali ed oscure.
Il terrorismo non si esprime solo sotto la forma identificabile del terrorismo di Stato, ma anche con le oscure immagini di gruppi iconoclastici, anarchici ed ecoterroristi. Attualmente, il terrorismo lambisce il mondo dei trafficanti di droga, degli estorsori e dei pirati informatici.
La criminalità organizzata, grazie alla sua mutevolezza, attraversa agevolmente confini fisici e finanziari. Il riciclaggio di denaro e il traffico di droga stanno provocando una corruzione clandestina non solo a livello di funzionari delle Forze dell'Ordine e dei Tribunali ma anche a livello governativo.
Oltre a questo, le frodi vanno diffondendosi sempre più rapidamente via Internet, dove pirati informatici sconosciuti e di vasta esperienza entrano nei sistemi delle banche e utenti altrettanto esperti effettuano truffe di ogni genere.
Queste nuove diversificate minacce rappresentano per l'economia degli Stati un pericolo comune e gli stessi Stati riconoscono la loro incapacità a controllarle. I vecchi metodi di difesa di un gruppo ristretto di Stati e di uno scambio informativo limitato erano efficaci contro l'Unione Sovietica, che difendeva peraltro anch'essa un gruppo ristretto, non arrivano oggi a coprire la dimensione internazionale delle nuove minacce.
Inoltre, i vecchi metodi dello spionaggio, della disinformazione, della infiltrazione e della diplomazia utilizzati in passato nel corso della Guerra Fredda non sono applicabili contro le nuove minacce che, comunemente, si manifestano nelle attività della criminalità.
Il crimine viene combattuto efficacemente tramite la detenzione dei colpevoli o comminando loro pene civili o amministrative.
Una valida lotta alla criminalità si basa sulle informazioni. In primo luogo, è necessario raccogliere informazioni che possano essere utilizzate come prove in procedimenti sia contro singoli individui che contro imprese commerciali. Queste informazioni possono provenire da fonti aperte e da fonti segrete, quali gli informatori o "sorveglianza elettronica".
Queste informazioni devono essere diffuse non solo tra i vari organismi statali preposti alla lotta al crimine organizzato ma anche a livello internazionale tra omologhi organismi ed anche tra quelli a carattere tipicamente giudiziario responsabili per i procedimenti legali.
Le informazioni devono essere divulgate anche allo scopo di tutelare il pubblico. Alcuni esempi si riferiscono a minacce di lesioni ai danni di individui, a minacce contro istituzioni finanziarie esposte ad attività fraudolente ed a società vulnerabili all'attacco dei pirati informatici.
Le informazioni devono essere rese disponibili anche agli organismi indipendenti di controllo per garantire che essi effettivamente vigilino sulla gestione e sull'operato delle forze dell'ordine, degli organismi d'intelligence e di ogni altro ente impegnato nella lotta contro la criminalità.
è ovvio che nella maggioranza dei casi si tratta di informazioni che gli Stati intendono mantenere segrete non solo nell'ambito dei loro organismi ma anche entro i loro confini territoriali. Tuttavia, l'opacità di numerose minacce ed il loro carattere internazionale rendono imperativa una collaborazione tra gli organismi statali ed anche a livello internazionale.
Contestualmente, le informazioni devono essere trasmesse agli organismi di controllo. Le operazioni segrete che comportano l'utilizzo di informazioni come prove nei procedimenti giudiziari devono essere sottoposte a controlli rigorosi ed indipendenti per impedire abusi durante l'azione legale.
Gli Stati sono abituati a questo tipo di apertura nella lotta alla criminalità comune, non sono tuttavia pronti ad applicarla alle questioni politiche più spinose come il terrorismo, le attività dei loro servizi segreti o la raccolta informativa con mezzi segreti.
Ad esempio, le informazioni ottenute con i sistemi elettronici della NSA (National Security Agency) statunitense e del GCHQ (General Communications Headquarters) britannico non possono essere utilizzate nei procedimenti penali. E' essenziale che queste informazioni possano avere valore di prove. Tuttavia, sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna sono riluttanti ad orientare queste due agenzie in tal senso.
A questo problema per gli Stati ne vanno aggiunti altri due, ancora in fase embrionale.
In primo luogo, la natura delle nuove minacce richiede che gli Stati svolgano programmi di informazione e di istruzione nei confronti dei cittadini. E' inevitabile che le informazioni provenienti da fonti segrete costituiscano parte di questi programmi.
In secondo luogo, la richiesta da parte del pubblico volta ad ottenere informazioni dallo Stato è destinata ad aumentare. L'incapacità degli Stati di controllare la criminalità organizzata avrà influenza sulla qualità della vita. Ad esempio, la società sta già assistendo al ripetersi di attività terroristiche indiscriminate, episodi di presa di ostaggi stranieri, abuso di stupefacenti da parte dei giovani, frodi, ghettizzazione della classe media e benestante in quartieri sicuri.
Una società progressivamente più colta chiederà in modo sempre più pressante allo Stato il perché di una mancata protezione.
Il fenomeno dell'esplosione dell'informazione, grazie all'information highway internazionale ed all'esigenza delle forze dell'ordine di controllare la criminalità organizzata, sta penetrando nella segretezza come un coltello in un'ostrica.
Il grado di erosione è tale che gli Stati non sono più in grado di tutelare i loro segreti come avveniva nel passato, ed il fenomeno è solo in fase iniziale.
La nuova era dell'informazione vedrà una sempre maggiore erosione della sovranità a fronte dello sviluppo dell'internazionalizzazione. Parallelamente, il concetto di segretezza vivrà una fase calante. E' difficile prevedere che ne sarà di tale concetto quando, se mai sarà, si raggiungerà l'internazionalizzazione globale. Tuttavia, già alle fasi intermedie una previsione è possibile.
Per mantenere il controllo sulla segretezza nelle prime fasi della internazionalizzazione, gli Stati dovranno accettare che i vecchi concetti legati alla Guerra Fredda non esistono più.
è essenziale riconsiderare ciò che deve essere realmente protetto. Ad esempio, l'esercito degli Stati Uniti nel corso di una recente esercitazione ha riscontrato che il suo potenziale bellico era stato annullato grazie alla semplice capacità del nemico di introdursi nel sistema elettronico non protetto che gestiva le forniture militari.
Le forniture venivano sviate, revocate o semplicemente annullate dai pirati informatici nemici. Sono seguiti il caos e la disfatta. Naturalmente, la risposta al problema non sta nel rendere segreto il sistema delle forniture, ma nel proteggere il sistema dalle intrusioni. Un problema tecnico, non di segretezza.
Tuttavia, molti settori attualmente segreti possono invece esserne esclusi nella nuova età dell'informazione. La pubblica istruzione, la sanità e l'assistenza sociale sono tutti campi in cui i Governi cercano di creare strategie e di applicare alcune norme in segreto. Queste sono problematiche sociali rispetto a cui la società chiede invece una sempre maggiore disponibilità di informazioni.
Rendendo pubbliche le informazioni relative a questi settori, gli Stati non dovranno più tutelarsi dalla sottrazione o dalle fughe di notizie, proteggendo, ovviamente, soltanto la privacy dei singoli. Nel fare questo, gli Stati liberalizzeranno l'amministrazione e il fisco per tutelare ciò che realmente necessita di protezione in altri settori.
L'identificazione di altri settori dell'Amministrazione dello Stato per i quali non è più applicabile o sostenibile la segretezza fa sì che le aree per le quali la segretezza rimane necessaria restino una minoranza. La difesa, la politica estera, l'intelligence, le forze dell'ordine (immigrazione e dogane) e la riservatezza in ambito commerciale (ricerca e sviluppo) sono i settori prioritari.
Tuttavia, questi campi sono vulnerabili rispetto alle potenzialità ed alle esigenze della nuova era dell'informazione. Cercando di salvaguardare tutto il settore gli Stati affrontano ingenti costi con un ritorno minimo. Per questo, nell'ambito di ogni settore sarebbe utile determinare ciò che è assolutamente essenziale mantenere segreto e approntare quindi le necessarie tutele fisiche e legali.
La segretezza nel campo dell'intelligence e delle forze dell'ordine richiederà un equilibrio particolarmente delicato per garantire, da un lato, la tutela della società dalle nuove minacce e, dall'altro, evitare abusi da parte dello Stato e dei suoi organi.
Va ricordato che la tutela dovrebbe essere garantita alla società nella sua globalità e non allo Stato.
Esistono varie motivazioni per questo. Nella lotta contro le minacce di carattere internazionale, la sicurezza del singolo Stato diviene quasi irrilevante. La lotta deve essere condotta su scala internazionale, ciò comporta scambio informativo e operazioni dell'intelligence e delle forze dell'ordine oltre confine.
Gli esiti di tali operazioni verranno inizialmente sottoposti alla giurisdizione che si renderà più disponibile o si rivelerà più utile. Gradualmente, poiché il principio della sovranità è in contrasto con la lotta al crimine organizzato transnazionale, la giurisdizione verrà esercitata da tribunali internazionali, come la Corte Penale Internazionale, o da altri organi di controllo internazionali costituiti ad hoc.
L'attività della criminalità internazionale si svolge nella più completa segretezza attuata attraverso la corruzione, l'aggressione fisica e l'omicidio.
Le relative operazioni di intelligence sono pianificate, clandestine, comportano infiltrazioni segrete in organizzazioni che rappresentano una minaccia per lo Stato. L'obiettivo è quello di apprendere informazioni sull'organizzazione e sui metodi attraverso i quali persegue i suoi obiettivi. In queste operazioni si usano fonti attendibili, intercettazioni telefoniche, apparecchiature per l'ascolto e attività di sorveglianza. Possono passare mesi o anche anni prima di riuscire ad infiltrarsi nell'obiettivo e delineare il quadro delle attività che svolge.
Gli effetti di un'attività di infiltrazione per un'organizzazione illegale sono estremamente dannosi, sia per il procedimento penale che può derivarne sia ai fini della sua individuazione e successiva disgregazione.
Attualmente, la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo ha accettato il ricorso nei casi summenzionati ad operazioni di intelligence segrete volte a tutelare la società.
Che cosa sono queste operazioni di intelligence?
Nel senso più ampio si dividono in tre categorie: per puri fini di informazione e comunicazione; ai fini di un procedimento giudiziario o di interferenza.
L'informazione e la comunicazione sono ovviamente utili. Consentono ai Governi, o ad altri organismi, di sapere, analizzare e adottare decisioni di strategia politica. Tuttavia, non incidono direttamente sull'organizzazione criminale.
L'interferenza mira a provocare confusione, sospetto e panico ma non danni fisici. Tanto meno penalizza il malvivente, ad esempio, con la detenzione o l'interdizione dai suoi poteri amministrativi.
Questo compito viene lasciato alla raccolta informativa ai fini di un procedimento giudiziario, penale o civile e amministrativo.
Queste operazioni devono essere dirette dalle forze dell'ordine o dagli organismi di controllo che rappresentano il braccio "scoperto", specialista delle indagini. Devono servire per creare i presupposti per un procedimento giudiziario.
In questo modo i servizi di intelligence operano in stretta collaborazione con le forze dell'ordine e le autorità di controllo. Il loro scopo è di raccogliere informazioni sulle attività di un'organizzazione e sui suoi membri sufficienti al fine di esibire prove nel corso di un procedimento legale.
In alternativa, l'obiettivo è creare una "trappola" ai danni di un'organizzazione al fine di arrestare i criminali in flagranza di reato.
In entrambi i casi deve esserci un'attenta operazione di intelligence per raccogliere quante più informazioni possibili sull'organizzazione.
Chi sono i capi, chi sono i membri, che attività svolge, quali sono le finalità, come si finanzia?
Dove e come viene riciclato il denaro, a chi è legata l'organizzazione, i suoi associati sono ignari, consapevoli o "fingono di non sapere"?
Queste informazioni vengono accuratamente raccolte dalle fonti, dall'intelligence elettronica e con attività di sorveglianza. Ogni azione è segreta. L'informatore deve godere di massima protezione.
Tutte queste operazioni vengono condotte contro organizzazioni che vivono in stato di all'erta ed hanno accesso a contromisure elettroniche.
Sono necessarie specializzazione, pazienza e attenzione sul fronte più propriamente operativo. Le esigenze legali sono comunque altrettanto stringenti.
L'obiettivo è trasformare le informazioni in prove utilizzabili. Rispettando alla lettera le regole per la creazione della prova.
Questo significa che qualsiasi attività o informazione che emerga nel corso di un'operazione che può essere utile alla difesa nel corso del procedimento legale deve essere rivelata alla difesa prima del processo.
Ma tali attività ed informazioni includono attività ed informazioni segrete, ivi compresa l'utilizzazione di intercettazioni e di informatori. E potrebbe essere fondamentale al momento del procedimento che tali informazioni siano mantenute segrete, in particolare l'identità dell'informatore.
Il procedimento deve interrompersi se informazioni di interesse per la difesa devono essere mantenute segrete. In quei casi, non vi è altra alternativa se non annullare il procedimento.
In Gran Bretagna questo problema è minimizzato dalle procedure in vigore per l'ammissibilità della prova che danno la possibilità al rappresentante dell'accusa, e poi al giudice in un procedimento ex parte, di esaminare tutte le informazioni raccolte e il dossier dell'operazione.
Il giudice può chiedere il motivo per cui alcune informazioni vengano ritenute dall'accusa non attinenti oppure non esaminabili dalla difesa. Documenti possono essere dati alla difesa in toto o parzialmente al fine di tutelare informazioni sensibili o non attinenti.
Le procedure sono simili a quelle previste dal United States Classified Information Procedure Act in quanto sono state derivate da questa legge.
E' inutile andare in tribunale sperando che informazioni segrete di fondamentale importanza, raccolte nel corso di una lunga operazione di intelligence, vengano giudicate non attinenti. Questo problema deve essere risolto durante l'operazione, prima di compiere qualsiasi arresto. In Gran Bretagna, gli organismi d'intelligence dispongono di consulenti legali che operano al fianco delle squadre operative.
Costoro non svolgono solo attività di consulenza in merito alle questioni legali ed ai diritti civili nel corso delle operazioni, si occupano anche di non rendere fonti segrete utili ai fini di un processo. Questo evita che tali fonti siano comunque esposte e, se il lavoro svolto va a buon fine, che il processo termini con un'ordinanza del giudice che giudichi il materiale segreto attinente al caso.
La Francia e i Paesi che adottano il Codice Napoleonico hanno una procedura giudiziaria simile e fors'anche migliore in quanto il giudice per le indagini preliminari valuta insieme alle agenzie informative la sensibilità e l'attinenza della documentazione durante l'indagine, prima del processo. Questi mantiene due dossier, uno per il tribunale e uno riservato per suo uso personale. Nel caso in cui egli ritenga che il materiale segreto non sia attinente, i documenti vengono inseriti nel suo dossier personale riservato e non vengono esibiti nel corso del procedimento.
Ovviamente data la complessità di un'operazione è preferibile ottenere il parere dei magistrati sull'attinenza della documentazione durante la fase operativa. Questo parere può infatti portare all'annullamento dell'azione legale. Il sistema francese riduce questo problema al minimo.
Il sistema francese dovrebbe essere adottato internazionalmente. Esso garantisce la tutela sui segreti essenziali e l'esercizio del controllo sulle operazioni di intelligence durante il loro svolgimento e non a posteriori.
In questo modo è assicurata la segretezza richiesta dagli organismi di intelligence e dalle forze dell'ordine per operare in modo tale da garantire le condanne e le sanzioni. Il controllo giudiziario limiterà al minimo la possibilità di abusi nelle operazioni da cui possano scaturire procedimenti penali.
Un ostacolo al successo di queste operazioni e allo scambio informativo in genere è la scarsa sicurezza con cui avviene il flusso di informazioni a livello internazionale tra le varie agenzie nazionali.
La scarsa fiducia esistente tra gli organismi nazionali in relazione a fughe di notizie, corruzione o negligenza impedisce uno scambio informativo efficace a livello internazionale. L'Interpol non è riuscita a risolvere questo problema, tanto meno la neonata Europol.
Il motivo è che la questione non viene mai discussa. Tra alcuni singoli appartenenti alle varie agenzie si sono stabiliti canali di comunicazione personali. Ciò è da scoraggiare in considerazione del rischio di disinformazione e di abusi.
Gli Stati nella nuova era dell'informazione devono riconoscere pubblicamente questo problema. Una volta compiuto questo passo, saranno in grado di aprire singole agenzie per lo scambio informativo internazionale, sicure, con personale selezionato che disporrà del nulla osta di segretezza più elevato, regolarmente controllato e le comunicazioni dovranno essere nella maggior parte dei casi criptate.
Naturalmente, le fughe di notizie ci saranno sempre ed il personale potrà comunque cedere ad offerte allettanti. Tuttavia, le notizie trapelate potranno essere individuate rapidamente così che contromisure adeguate possano essere adottate tempestivamente. In questo modo si ottiene comunque molto di più che non tramite le comunicazioni private casuali che si svolgono attualmente.
Queste agenzie costituiranno gradualmente nuclei nell'ambito di organizzazioni come l'Europol e l'Interpol che riusciranno così a sviluppare uno scambio informativo internazionale sicuro.
Chiaramente le procedure evidenziate tutelano le operazioni che richiedano un livello di segretezza molto elevato. Il segreto è essenziale per l'attività operativa.
Tuttavia, è ugualmente essenziale che alla società venga garantito che lo Stato e le agenzie non abusino dei loro poteri nelle indagini penali ordinarie.
E' necessaria un'attività di public relations per rendere note al pubblico le nuove minacce. Inoltre, è necessario anche far sapere al pubblico come si contrastano queste nuove minacce. In caso contrario, il pubblico ricorrerà agli strumenti della nuova era dell'informazione per contrastarle con i propri mezzi.
Come è stato già dimostrato gli sforzi amministrativi compiuti per assicurare la segretezza ad ampio raggio comportano costi proibitivi e risultati frammentari.
Gli effetti negativi della criminalità organizzata internazionale saranno tali che sarà necessario assicurare la società che le agenzie svolgono il loro compito coscienziosamente e che i singoli individui che vi lavorano non sono corrotti. A questo fine, le strategie e i dati amministrativi relativi alle agenzie di intelligence e alle forze dell'ordine devono essere resi pubblici.
Perciò gli Stati dovranno sapere che i segreti fondamentali degli organismi di intelligence e delle forze dell'ordine che necessitano di protezione sono le identità degli informatori, le tecniche impiegate per la sorveglianza elettronica, i dettagli relativi ad operazioni in corso e le identità di alcuni appartenenti a detti organismi. Anche se va comunque tenuta presente la crescente esigenza a livello internazionale di identificare i testimoni.
La pretesa della società ad essere informata diverrà così preponderante che sarà necessaria una figura di garante indipendente per stabilire ciò che bisogna e ciò che non è necessario tenere segreto. I Governi non saranno più responsabili in questo senso.
Tutto questo ci porta al secondo elemento fondamentale della trasparenza, vale a dire il controllo.
In democrazia, la fonte prima di informazione è il Parlamento. Per questo è logico che la società si rivolga al Parlamento piuttosto che a qualsiasi altro organo per un controllo sulle strategie, la gestione e le operazioni degli organismi d'intelligence e delle forze dell'ordine.
Considerando che l'impegno diverrà più complesso è logico che il Parlamento nomini un responsabile per questa attività di controllo: un executive director. Questi avrà potere assoluto nel chiedere informazioni alle agenzie ed al pubblico, con l'eccezione dei consueti limiti posti dall'auto-incriminazione. Inoltre, potrà avere accesso agli archivi, interrogare gli appartenenti agli organismi informativi e ricevere istanze dal pubblico.
Saranno divulgati rapporti pubblici, tutelando solo i segreti fondamentali.
Al fine di assicurare massima fiducia da parte del pubblico, gli organismi dovranno rispettare la legge sulla Freedom of Information (libertà d'informazione). Ovviamente, un filtro verrà posto per assicurare che eventuali richieste inutili o inconcludenti vengano respinte.
L'executive director deciderà sui segreti fondamentali da tutelare, e li sottoporrà all'approvazione finale del Parlamento.
Questi cambiamenti, considerati nel loro insieme, offriranno agli Stati la migliore opportunità a medio termine per tutelare sia i loro segreti che la società a fronte delle sfide che la nuova era dell'informazione e dell'internazionalizzazione della criminalità pongono.
Nel lungo periodo, poiché la nuova era dell'informazione avanza, gli Stati si dovranno gradualmente cercare soluzioni internazionali ai loro problemi.
Le agenzie di intelligence e le forze dell'ordine si unificheranno. Questo passo è necessario per fronteggiare meglio la natura internazionale delle minacce. Sarà necessario inoltre ridurre i costi crescenti dovuti all'impiego di più organismi sullo stesso fronte.
I segreti fondamentali rimarranno, tuttavia la segretezza globale in questo settore si ridurrà con l'assenza della conflittualità tra le varie strutture.
Inoltre, le agenzie nazionali gradualmente si uniranno fino a costituire una o più agenzie internazionali con poteri speciali per contrastare le minacce contro la comunità internazionale. Di conseguenza, i segreti importanti diverranno quelli delle agenzie internazionali, con un'ulteriore diminuzione dei segreti nazionali.
Contestualmente, anche il controllo si internazionalizzerà. Sia perché sarà più facile ed economico per una o più organizzazioni internazionali controllare le operazioni condotte da agenzie multi-nazionali, sia perché saranno già state costituite agenzie internazionali contro il crimine organizzato.
In entrambi i casi i segreti relativi agli organismi d'intelligence ed alle forze dell'ordine verranno determinati da queste agenzie internazionali. Questo porterà ad una armonizzazione della segretezza e ad una conseguente riduzione della segretezza in ambito nazionale.
Nella nuova era dell'informazione, la società si trova a dover affrontare la sfida dell'internazionalizzazione. Questa sfida dovrà essere affrontata alla luce della nuova grande minaccia, l'internazionalizzazione della criminalità organizzata.
La società si svilupperà solo se gli Stati accetteranno di ridurre la segretezza all'essenziale. In caso contrario, la segretezza verrà progressivamente erosa dalle esigenze della società e la criminalità organizzata si impossesserà della sovranità nazionale.


(*) Traduzione a cura della Redazione.

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